In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il 29 novembre, presso l’Aula consiliare del Comune di Pomezia, si è svolto un incontro organizzato da Sportello Donne Pomezia per discutere sul fenomeno della violenza di genere, spesso relegato nella sfera privata, ma che di fatto riguarda tutte e tutti.
Nei saluti di apertura, la vice Sindaco Elisabetta Serra ha sottolineato l’importanza delle attività di Sportello Donne Pomezia: “Con l’attivazione di questo spazio a favore delle donne del territorio, ospitato presso i Servizi sociali, l’amministrazione ha voluto dare un sostegno per contrastare la violenza contro le donne, e un input a tutta la cittadinanza perché sviluppi una maggiore consapevolezza della differenza di genere”.
I dati nazionali che emergono sul femminicidio sono soltanto la punta di un iceberg di un fenomeno molto più complesso, che dall’inizio dell’anno fino ad oggi conta più di 170 vittime. “Ogni due giorni un uomo uccide una donna, ogni 10 delitti, 7 avvengono nell’ambito della famiglia. Nel 2012, le donne ammazzate sono state 157 e nel 2013 sono aumentate del 14%(Rapporto Eures 2013)”, afferma Claudia Bruno, giornalista e operatrice di Sportello Donne che ha condotto i lavori. “Il nostro servizio è attivo dal gennaio 2013, ed ha finora accolto circa 60 donne, 20 delle quali hanno riportato casi di violenza: dal mobbing allo stalking, ma la maggior parte ha subito violenza privata tra le mura domestiche”.
La maggior parte delle violenze sulle donne – fisica, psicologica, sessuale, economica e persecutoria – rimangono nascoste tra le mura domestiche da meccanismi di omertà familiari e sociali. L’avvocata Sabrina Mercuri, consulente di Sportello Donne, ha approfondito alcuni passaggi della recente normativa. “La legge n. 119 del 15 ottobre 2013, meglio conosciuta come legge sul femminicidio, ha introdotto e modificato alcune disposizioni penali e procedurali, in una prospettiva di prevenzione e di contrasto alla violenza contro le donne. La cosiddetta Convenzione di Istanbul, ratificata dall’ Italia con L. 77 del 27 giugno 2013, la definisce addirittura come una violazione dei diritti umani, ma spesso viene considerata solo come una ‘cosa privata’”. Alle violenze subite dalle donne assistono di frequente bambini e ragazzi. “È la cosiddetta violenza ‘assistita’: una violenza che il minore vede, sente e ricorda, e che può alterare l’equilibrio psicofisico della sua crescita in modo irreparabile, con tutte le conseguenze che ne possono derivare”, conclude la legale.
Oltre alle leggi e alle manifestazioni, il contrasto alla violenza sulle donne si gioca sul piano culturale, con iniziative rivolte soprattutto ai più giovani, a partire dai banchi di scuola. “Per la Giornata mondiale sui diritti dell’ infanzia, lo scorso mese abbiamo organizzato due eventi a cui hanno partecipato circa 500 alunni dell’ Istituto Comprensivo di Via della Tecnica (scuola dell’infanzia, primaria e medie inferiori) . È previsto anche un incontro con i genitori per il prossimo 10 dicembre. L’educazione alla differenza di genere è stato il fil rouge del nostro intervento, perché crediamo che lavorare per la prevenzione della violenza contro le donne significhi anche intervenire nelle scuole per sensibilizzare i più piccoli al rispetto dell’altro, ma prima ancora al rispetto di se stessi, a prescindere dall’ identità di genere”, sostiene Serena Camillo, psicologa e operatrice dello Sportello.
Necessaria dunque la diffusione di una cultura di genere per educare, prevenire e promuovere comportamenti responsabili tra i più giovani. “Incontri come questi servono a far prendere coscienza a studenti, ma anche ai docenti, dei ruoli maschile e femminile, che nella nostra società ci riportano a un cultura che considera la prevaricazione dell’uomo sulla donna come un elemento possibile di una relazione affettiva”, aggiunge Marina Landolfi, sociologa e operatrice. “Nelle attività, abbiamo stimolato il confronto sull’ identità di genere: essere diversi non significa che ci sia un dominato e un dominatore, ma che ognuno ha le proprie inclinazioni, al di là dei modelli stereotipati che la cultura ci impone”.
Sono inoltre intervenute: Daniela Hondrea (Sportello Immigrazione Pomezia), l’ Associazione ‘Le Mamme di Pomezia’ (Banca del Tempo Pomezia) e Laura Storti, psicanalista, responsabile del Consultorio “Il Cortile”, Casa internazionale delle Donne di Roma che, impegnata da anni in difesa dei diritti delle donne, ha insistito molto sull’intensità e il logorio del lavoro sociale, che non può essere lasciato in mano al volontariato, ma che deve essere preso in carico dalle istituzioni, con risorse e investimenti concreti per combattere strutturalmente il fenomeno della violenza contro le donne.
“Sulla base di queste premesse – hanno concluso le volontarie di Sportello Donne – riteniamo fondamentale l’impegno del Comune di Pomezia a sostegno di un progetto di ascolto, consulenza e sostegno per le donne del territorio che non può e non deve essere lasciato soltanto alla determinazione e alla passione di soggetti che operano a titolo volontario, e quindi per forza di cose a termine, né tantomeno alla spiccata sensibilità dell’Amministrazione sul tema. Ciò che auspichiamo è che un servizio di questo tipo diventi una struttura permanente dell’Ente, in rete con i soggetti sociali, che possa contare su investimenti concreti in termini di risorse, consulenze, formazione, pubblicizzazione, andando a colmare un vuoto non più derogabile nel territorio”.
In conclusione è stato proiettato il video “Le Donne del Muro Alto”, realizzato dall’associazione Per Ananke con le donne del carcere di Rebibbia.
Il video integrale dell’incontro (a cura di La Voce)