Maria Augustina è morta venerdì 26 ottobre. A Santa Palomba, Pomezia. Aveva solo 23 anni.
Ultima di una lunga e drammatica lista di donne vittime della violenza maschile. Maria aveva deciso di lasciare il fidanzato e convivente. Quest’ultimo, venerdì notte ha cercato di convincere Maria a tornare insieme. Al suo rifiuto le ha sparato, uccidendola. Maria è morta per mano di quella violenza che pretende di chiamarsi amore, che si maschera da quello che non è. Maria è morta di femminicidio e di patriarcato.
Da tempo ci battiamo affinché si affronti la gravosa piaga dell’endemica violenza contro le donne, un fenomeno strutturale e purtroppo trasversale a tutte le classi sociali e a tutti i paesi. Una violenza che inizia dalle parole che si utilizzano per raccontare questi odiosi fatti di cronaca e si perpetua nell’indifferenza in cui muoiono o subiscono violenza un numero sempre troppo alto di donne. Maria ne è l’ultimo, tragico esempio. Abbiamo appreso la notizia della sua morte da scarni trafiletti di giornali locali che non hanno avuto nemmeno la sensibilità di scrivere il suo nome. La cronaca ci raccontava solo di una “prostituta” uccisa per strada. Un’etichetta, quella di prostituta, che certo non rende giustizia della vita di questa giovane donna e che ha forse lo scopo di sminuire l’accaduto agli occhi dell’opinione pubblica.
Abbiamo così deciso di organizzare a Pomezia, venerdì 2 novembre alle ore 19:00, una fiaccolata in Piazza Indipendenza per stingerci intorno a Maria, restituirle un volto ed un nome.
Scendiamo in piazza per ricordare Maria e tutte le donne che l’ultimo anno sono state uccise dalla violenza sessista.
Ci riuniamo perché non vogliamo che il suo corpo violato sia l’ennesimo corpo inghiottito nell’oblio in cui la narrazione quotidiana dei femminicidi ricaccia le vittime di violenza sessista. Le parole utilizzate, vogliamo ribadirlo, sono importanti, risignificano gli orizzonti culturali in cui viviamo. Tacere i nomi ed etichettare sbrigativamente queste donne significa perpetuare nei loro confronti un altro atto di violenza.
Manifestiamo perché non possiamo più accettare le insopportabili strumentalizzazioni politiche dei casi di violenza di genere da parte di alcuni esponenti politici. Non permetteremo che alcun caso di violenza sulle donne sia più utilizzato per beceri scopi elettorali o per alimentare la retorica razzista e xenofoba. Queste strumentalizzazioni sono l’ennesima violenza contro le donne e mal celano la volontà politica di non affrontare il problema alla radice, sviando l’attenzione dell’opinione pubblica su particolari inessenziali, quali il colore della pelle e lo status dell’assassino o il colore della pelle e lo status della vittima. La violenza contro le donne, lo vogliamo ribadire con forza, non ha colori. Si tratta piuttosto della cultura diffusa che considera la donna esclusivo possesso dell’uomo. Ci battiamo affinché crolli il muro di indifferenza che circonda questi episodi, e si inizi quel necessario lavoro culturale di rottura delle gerarchie e degli squilibri tra i generi attraverso l’educazione al rispetto della donna, della sua libertà e della sua dignità.
Chiediamo a tutte le nostre concittadine e a tutti i nostri concittadini di unirsi a noi.
Sportello Donne Pomezia
ArciLesbica Roma
Rete Antirazzista Pomezia